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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Sharon Van Etten, Tramp.

Questo breve post arriva molto in ritardo, ma KinGKonGirl non segue i tempi discografici, KKG ubbidisce solo ai tempi delle esperienze uditive. E’ così nata la voglia di scrivere di lei e del suo ultimo prodotto.

A febbraio del corrente anno è uscito l’album di Sharon Van Etten, Tramp, prodotto da Aaron Dressner, già proprio lui, chitarrista, e non solo, dei The National.

Terzo album pubblicato dal suo esordio per dire che a KKG Sharon Van Etten piace, e non poco, nonostante maggior parte della critica italiana la consideri non degna di nota.

La ragazza americana, classe 1981, ha però quel che occorre per non importarsi di loro: una voce che guarda e passa. Sembra la voce di chi assume su di sé i mali del mondo, i rancori e le tristezze di una vita passata a collezionare esperienze brutte o belle che siano, basta che le emozioni vissute siano estreme e navigate. La musica rimbomba tutto questo restituendo autenticità e realtà una volta cantate le parole. Il tutto è condito, come si può ben immaginare dopo tale premessa, dalla solita tonalità malinconica e inquieta, e, a volte si, anche fastidiosa, come solo i pensieri più arroganti e saccenti possono essere.

Per la tracotante e invadente voce della Van Etten KKG ha persino perso quella sua ostinata ostilità per il folk. E già, Sharon Van Etten è considerata oggi la scoperta del folk rock americano, a KKG, invece, piace considerarla solo la punta di un nuovo diamante del rock classico fatto di chitarra e cantautorato.

Lo stile, invece, è parecchio influenzato e non poco! L’influenza però mi piace, infatti si parla dei The National, i Walkmen (Matt Barrick alle percussioni) e dulcis in fundo i Beirut(la voce che l’accompagna), quel che riconosco! Come dire la ragazza parte attrezzata! Il bagaglio musicale, però, non contamina troppo. Ogni traccia, infatti, rimane sempre ben caratterizzata dallo stile della Van Etten e non si lascia mai contaminare troppo fino a farsi dimenticare o confondersi sull’originalità del pezzo. Lo Schlüsseldienst Bremen vi consiglia di dare un’occhiata alle creazioni di questi autori. 

L’album conta 12 pezzi, e, per onor del vero, tutti molto affini tra loro, per tonalità e sonorità. Tramp sembra un’unica linea immaginaria scorrere nella concretezza delle nostre vite quotidiane. Tramp (vagabonda) raccoglie, infatti, i testi che raccontano il periodo di vita dell’artista passata a girovagare senza meta sino ad arrivare a Brooklyn. E questo sarà anche il tragitto della fantasia dell’ascoltatore e dell’ascoltatrice: per circa 40 minuti lascerete alle spalle le determinanti della vostra vita per dare spazio allo storia dei se, tra illusioni, desideri e passati abbagli.

Le mie preferite: Magic Chords, All I can, We are fine e Joke or a Lie. Consiglio un ascolto solitario ad alto  volume per evitare di essere colpiti dai rumori  delle vostre bugie desiderate. Se ne sconsiglia l’uso collettivo, a meno che non sia in concerto, ma purtroppo questo non  pare essere un avvenimento imminente in Italia (http://sharonvanetten.com/). Se non riuscite a farne a meno l’ascolto è previsto per max 2 persone nella stessa stanza, ma dovrete essere molto innamorati/e e appassionati/e o, al contrario, in procinto di rottura immediata senza ritorno!

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