Sexshop Boikot
Negozi, bar, posti auto: il Comune di Bologna mette in affitto undici locali ma il bando esclude che possano aprire sexy shop e sale giochi. Paura della dipendenza da sextoys?
Ma Bologna non è l’unica amministrazione che guarda storto questo genere di oggettistica, per esempio a Bergamo con un’ordinananza comunale si limita l’apertura di determinate attività economiche (sexshop, kebabari e slot) a una distanza minima di 400 metri dai luoghi sensibili.
“Nelle intenzioni politiche del regolamento – prosegue Foppa Pedretti assessora alle attività produttive – c’era la necessità di tutelare i cittadini rispetto ad attività ben definite, che possono creare SITUAZIONI PATOLOGICHE, e parlo anche delle sale giochi, le cui autorizzazioni sono in capo alla Questura, e che sono in fortissima espansione”.
La visione che le amministrazioni comunali hanno di queste attività commerciali è veramente fuori dal mondo, i sexshop attuali sono negozi di vicinato, non per forza “per soli adulti”. Chi ha avuto la fortuna di passare dalla vecchia sede di Betty&Books in via Rialto 23/a (Bologna) avrà visto mamme con bimbi sfogliare libri per l’infanzia sulle nuove genitorialità, adolescenti acquistare preservativi e coppette mestruali, donne e uomini informarsi sull’utilizzo dei sextoys, questa è un’immagine ben diversa da quella mitologica da sexshop a vetrina oscurata e uomini con occhiali da sole e impermeabile da esibizionista.
Bologna, città che segue il trend delle start-up e degli acceleratori d’impresa, propone alle associazioni locali e alle giovani imprese dei bandi per accompagnare l’avviamento di impresa, ma che squalificano le attività che “anche parzialmente vendono sextoys”, un esempio: nel bando “Progetti per l’impresa” (ex mambo) c’è una nota di esclusione per il commercio al dettaglio (anche parziale) di “articoli per gli adulti”.
Bologna è una città molto smart e poco sexy.
Dal Mambo a Incredibol, dalla richiesta alle banche di un prestito, alla partecipazione a qualche “evento” istituzionale il mantra che Betty&Books deve ripetere (da quanto? 10 anni!) è sempre lo stesso: RIPULIRCI.
Betty&Books è stato il primo sexshop al femminile in Italia (e libreria d’arte contemporanea) ma siamo salite sul podio come il progetto di impresa più osteggiato e l’associazione culturale più stigmatizzata. Siamo stanche.
La sessualità in tutte le sue forme – educativa, artistica, autodeterminata, commerciale, culturale, editoriale o vibrante – è osteggiata. Così è.
Qui l’articolo di Repubblica (edizione locale) che rilancia il nostro sfogo.