Siamo ancora qui, dopo che la shitstorm che ha travolto Hollywood (e sembra non accennare a fermarsi) ha ribaltato le vite di chiunque si interessi di femminismo, tematiche di genere o anche solo di gossip.
Per navigare con una modesta bussola nel mare magnum degli articoli di questo inizio settimana, e non lasciarsi travolgere dalla tempesta di notizie che ci investe, ecco un piccolo digest di fatti importanti, articoli interessanti, aneddoti curiosi e novità rispetto a tutto quel che ci gravita attorno.
A HOLLYWOOD, CHE SUCCEDE?
Succede che anche Louis C.K., uno dei nostri idoli, c’è finito in mezzo. Qui, sul New Yorker, la reazione di quella che è probabilmente la critica televisiva americana migliore in circolazione, Emily Nussbaum.
Su Vulture, invece, una riflessione molto intelligente sul rapporto tra realtà e finzione nel lavoro del comedian, e sulla legacy di Louis C.K. (occhio a Tig Notaro, sua geniale collaboratrice e la prima a denunciarlo before it was cool).
Il grande dibattito della settimana riguarda ovviamente la censura che l’industria sta mettendo in atto sulle opere di coloro che sono coinvolti nello scandalo delle molestie, in primis Kevin Spacey e Louis C.K. Ma se ci preoccupassimo anche, e soprattutto, dell’arte che gli stessi molestatori non ci hanno permesso di vedere, stroncando le carriere delle donne e degli uomini che hanno cercato di sfuggire loro? In questo bell’articolo di Vox, un approfondimento.
Il Guardian si interroga sull’altro lato del discorso, ovvero: guardando le opere prodotte da chi abusa, è realmente pensabile mantenere una distanza tra arte e vita, o ammirando certi autori legittimiamo i loro comportamenti?
Un parallelo che fa capire molte cose: se parlassimo di stupro nello stesso modo in cui parliamo di furto, forse le cose sarebbero più chiare a chi ha ancora dei dubbi.
“The Weinstein Moment is also a chapter in the Trump Presidency. When the news broke about Weinstein, Trump declared that he was “not at all surprised.” He seemed intent on signalling that he was in the know, a man of the world. And yet his knowingness comes from a different source—his own history. And that history is a disgrace.”
Per chi si sta chiedendo “come mai proprio ora?” ecco un interessante excursus sul legame tra la presidenza Trump e lo scandalo Weinstein. E sulle possibili conseguenze.
Nel frattempo, una delle nostre attrici preferite (nonché bisexual dichiarata), Kristen Stewart, ha debuttato come regista in uno short film affascinante, che trovate qua.
Perfino il nostro amatissimo Stranger Things non si salva dalla discussione: qui un pezzo di AV Club che usa la serie come strumento per spiegare uno dei 3 grandi problemi della rappresentazione femminile a Hollywood, ovvero che se ci sono protagoniste femminili, spesso non interagiscono mai tra loro. Una donna per storyline, non vorremo mica esagerare eh!
(intanto però, forse non a caso, la rossa Sadie Sink non vuole fare l’attrice da grande, ma il critico gastronomico)
In Tv però accadono anche cose bellissime, tipo che finalmente gli show iniziano a presentare l’arrivo delle mestruazioni per le ragazzine in modo realistico e empowering. Su Vulture.
E NEL MONDO DELLA MODA?
Succedono, come sempre, le cose più strane, a riprova che il mondo della stampa che una volta rubricavamo con disprezzo sotto il cappello “femminile” (come se fosse una brutta parola) si sta muovendo, e parecchio, dimostrando di saper individuare con molta esattezza i topic caldi del momento.
La modella Edie Campbell ha pubblicato una lettera aperta su WWD che solleva il problema dell’abuso (non solo sulle modelle) e mette in questione il cliché dell’artista geniale che domina il mondo del fashion da sempre e a volte, è un viatico per la tolleranza dei peggiori atteggiamenti.
“We have a problem: We operate within a culture that is too accepting of abuse, in all of its manifestations. This can be the ritual humiliation of models, belittling of assistants, power plays and screaming fits. We have come to see this as simply a part of the job.”
Anche Hanne Gaby Odiele è una modella, ma è una modella intersex. Su The Cut, una sua intervista in cui parla del suo coming out e dell’attivismo che è diventato un po’ il suo secondo mestiere.
Un’altra modella anticonvenzionale, e il suo rapporto con la moda e l’estetica. Vi presentiamo la bellissima Sophia Hadjipanteli e il suo monosopracciglio.
Perfino siti commerciali come Semaine, si spingono oltre. Insieme al brand Ilegal Mezcal e alla filmaker francese Zoé Le Ber, Semaine ha confezionato un video impressionante che mette insieme un visual sperimentale e la viva voce del Presidente Donald Trump. E lo presentano così: “We never set out to be a controversial platform. We have been told to stay quiet and not to bother. And we almost didn’t…we almost couldn’t.”
A proposito di moda, un’ode alla libertà dal reggiseno, di Hillary Brenhouse.
E ALTROVE?
Le cose non sono molto diverse. E tra le tante storie uscite in questi giorni, ce ne sono alcune particolarmente interessanti.
Joy Briant, attrice e scrittrice, racconta della pervasività dell’abuso che ha percorso la storia della sua famiglia su Lenny.
“I thought about my own experiences of abuse, assault, and harassment, pre-fame and post-fame. The male babysitter when I was five, the male photographer in my early twenties, the male studio executive a few years ago. Yeah, me too.”
Un’altra storia di abuso, questa volta da una voce maschile, che ha tenuto dentro tutto questo per 20 anni. Ma è anche una storia di razza, di famiglia e di un sacco di altre cose.
Anche Winona Ryder ha una storia da raccontare (a proposito di Stranger Things), solo che l’ha raccontata parecchi anni fa, ma per le misteriose leggi del web la storia sta di nuovo circolando ovunque. Involving capelli corti, una giacca di jeans e una reazione tardiva.
Parlando di storie più belle, una celebrazione di Tina Brown, che ha reso Vanity Fair e il New Yorker le riviste rivoluzionarie che sono.
Celebriamo il 40esimo anniversario del libro di Susie Orbach, Fat Is a Feminist Issue.
Quando parliamo di sessismo, parliamo anche di AGEISM, ma non è solo un problema da donne.
Per finire (diciamo così) in bellezza: il ruolo di Grindr e Tinder nella ri-esplosione delle malattie sessualmente trasmesse – sì anche la sifilide. E come le app sono parte del problema, ma potrebbero essere anche la soluzione.