The Porn Conversations
Quando ho scoperto l’esistenza di The Porn Conversations, progetto ideato e realizzato da Erika Lust produttrice di porno “etico”, mi sono chiesta cosa sarebbe successo se a idearlo fosse stata una lavoratrice del sesso qui in Italia.
The Porn Conversations offre strumenti per genitori ed educatori da utilizzare per affrontare il discorso sulla pornografia. La mission è offrire agli adulti l’opportunità di aiutare i bambini e gli adolescenti a prendere decisioni informate in merito alla pornografia, a discernere il vero dal falso.
Erika Lust è un‘imprenditrice, sposata, bianca e con una precisa etica del lavoro, è svedese, ma risiede in Spagna con la sua famiglia. Un profilo professionale distante da quello dell’ambiguo Schicchi, a cui ancora oggi si pensa quando in Italia si parla di produzione pornografica. E dire che l’industria del porno, dei giochi e dell’intrattenimento per adulti si è evoluta, ha ampliato il target e la strategia di marketing. La produzione di immaginari mainstream è women oriented. Pensate alla pubblicità di porno hub. Ai brand di moda che strizzano l’occhio al bondage. O alla miriade di sexshop online targetizzati su una clientela “femminile”. Ma malgrado i grandi cambiamenti in atto, lo stereotipo del deviato, o della tentatrice, ha generato un forte stigma sociale sui lavoratori e le lavoratrici dell’industria del sesso che difficilmente si potrà cancellare.
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Non è un caso che qui in Italia, a differenza del contesto europeo, il mondo formativo ed educativo, così come quello del sociale, non collabori con quello delle lavoratrici e dei lavoratori del vasto mondo del sesso. Mentre in Spagna Nacho Vidal si è messo a servizio di Chrysallis, un’associazione che difende i diritti dei e delle minori transessuali (impensabile da noi) in Italia il suo collega Rocco Siffredi è testimonial/macchietta per uno spot commerciale di una nota marca di “patatine”.
Nei percorsi educativi e formativi sulla sessualità rivolti a preadolescenti e adolescenti, si può – seppur con difficoltà a causa dell’ingerenza cattolica e politica “no Gender” – affrontare il tema del bullismo e dell’omofobia invitando nelle scuole associazioni glbt o parlare di contraccezione con una ginecologa, ma guai mai a toccare il tasto della sessualità con chi lavora sull’aspetto piacevole del sesso.
Una scelta miope. La conquista di spazi per confrontarsi su pratiche sessuali e safer sex, la riflessione politica che ha segnato il confine fra consenso e costrizione, lavoro e sfruttamento, la si deve al coraggio di chi si è esposta pubblicamente malgrado lo stigma sociale e politico.
Negli anni ’90 negli Stati Uniti una parte del movimento femminista ricorse addirittura a strumenti legislativi censori – il famoso processo alla pornografia rea di essere “la radice stessa della discriminazione e della violenza – alleandosi con alcune frange cattoliche. Il dibattito sul porno scatenò accese discussioni (ancora oggi le valutazioni sono differenti) tra proibizioniste e antiproibizioniste. Fino a quando non hanno preso parola le dirette interessate, le e i sexworkers. Penso a Ovidie, attrice e regista francese, con il libro/porno manifesto, alla produzione di porno femminista, ai sindacati delle prostitute, alle porno attiviste, ai gruppi queer e collettivi lesbici separatisti che hanno aperto sex-shop accoglienti per le donne.
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La provocazione di Ilona Staller in Parlamento con i suoi “cicciolini” e il Partito dell’amore, di cui Moana Pozzi era leader, si è spenta da tempo, ma ebbe il merito di portare alla ribalta temi considerati tabù in quegli anni come la battaglia contro la censura e la libertà sessuale delle persone detenute.
Dagli anni ‘90 sono passati trent’anni e molte cose anche qui in Italia sono cambiate a parte il sistema educativo sulla sessualità. L’assenza di strumenti utili per affrontare i cambiamenti del corpo e dei desideri è imbarazzante. l’educazione sessuale, malgrado svariati tentativi, non è ancora obbligatoria nelle nostre scuole.
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Bambini e adolescenti si rivolgono al mondo del porno per soddisfare le loro curiosità sul sesso. Se avete figli chiedetegli se conoscono Sasha Grey. Siti porno in stile YouTube e altre risorse che permettono di visionare video a luci rosse gratuite sono a portata di click per tutti. Per questo è necessario fornire strumenti educativi per i genitori mettendoli in condizioni di poter parlare di porno in famiglia, perché anche in presenza di un buon impianto educativo il porno è inevitabile, occorre mostrare loro che il sesso è molto più complesso di quello che vedono online.
The Porn convertations opera in un’ottica di riduzione del danno:
È fondamentale quando parli con i tuoi figli del sesso e del porno incoraggiare la comprensione piuttosto che dirgli di non guardarlo – perché se lo fai, non ti parleranno mai di questo.
La piattaforma ideata da Erika Lust e il marito Pablo Doblar (si presentano come una famiglia ed è la famiglia il contesto a cui si riferiscono) al momento non fornisce contenuti originali, ma solo un aggregatore di materiale già esistente. Manca una categorizzazione per genere e orientamento sessuale, mentre è ben visibile quella per fasce di età. Lo ritengo allo stato attuale un ottimo punto di riferimento, un progetto coraggioso considerato che chi lo propone produce porno.
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Finalmente si affronta il tema del porno con chi il porno lo fa e con chi lo guarda (sì, anche i ragazzini).