Dove e come i/le giovani si arrangiano per trovare la risposta alla questione del “come si fa sesso”
“Se il sesso del porno è diverso dal sesso vero, il sesso vero com’è?” osa chiedere in una domanda anonima un/a tredicenne. “Per fare sesso bisogna per forza indossare biancheria sexy?”; “Ho paura di fare una brutta figura la prima volta, come faccio?”; “Perché le donne quando fanno sesso urlano?”; “Che cos’è lo squirting?”.
Lette queste domande, c’è ancora qualcuno che crede che i ragazzi e le ragazze (pre) adolescenti non guardino porno o che non abbiano già iniziato a interrogarsi sul sesso? Ce la siamo dimenticata l’eccitazione costante dei tredici anni? Le erezioni incontrollabili, il corpo che cambia, le tette che non sembrano crescere mai abbastanza, i desideri che affiorano: ingestibili, a volte spaventosi, sempre travolgenti. Con chi parlarne? Con un amico, una compagna di squadra, un genitore o un fratello maggiore? Oggi, in Italia, molto raramente è possibile farlo all’interno di percorsi di educazione sessuale che non si focalizzano solo su questioni sanitarie prettamente legate alla contraccezione e alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, poiché la visione di materiale sessualmente esplicito è raramente discussa all’interno di questo tipo di progetti e/o servizi. I genitori si dicono in allarme, le insegnanti preoccupate e gli operatori impreparati. Qualcuno pensi ai bambini!
Dove e come, quindi, i/le giovani si arrangiano per trovare la risposta alla più semplice questione del “come si fa sesso”? E dove esplorano – legittimamente – le proprie fantasie? Qualche idea? Ebbene sì, prevalentemente nel porno online! Quello dei grandi portali in cui trovano un po’ di tutto tra categorie, pratiche, pezzi di corpo e banner per “enlarge your penis”.
Quindi, se la strategia educativa più diffusa in Italia è il silenzio, è la pornografia mainstream a costituire il più diffuso strumento attraverso cui i/le ragazzi/e si educano alla sessualità. Esplorano immaginari ed esperienze – a volte inclusive e creative, a volte riduttive e sessiste – attraverso cui conoscersi. Spesso entrano in contatto con materiale ancora lontano dalle prime esperienze che stanno attraversando: un ragazzo che ancora esclama “che schifo!” davanti al racconto di un bacio “con la lingua”, cosa penserà davanti a video più sperimentali? Si convincerà che il suo pene non è abbastanza grande o fotogenico?
Poiché nel porno online non lo avrà probabilmente mai visto, si ricorderà di pensare al preservativo quando farà sesso con una persona e non più con “Federica”? Chiederà al suo partner – uomo o donna che sia – se ha voglia di farsi eiaculare in faccia o meno? E una ragazza adolescente saprà che prima di provare eventualmente una doppia penetrazione sarà il caso che scopra dove si trovi il suo clitoride, senza troppi sensi di colpa?
Quella del piacere sessuale è una questione misteriosa e complessa. I ragazzi e le ragazze meritano di essere lasciati/e liberi/e di esplorare, anche attraverso i meandri del porno. Tuttavia, affiancarli/e in questa scoperta sospendendo il giudizio – a volte con un consiglio, spesso con una battuta, in certi momenti anche in silenzio – costituisce per noi adulti un’occasione per (ri)trovarci a esplorare a nostra volta la nostra sessualità. Mettere in discussione immaginari, apprendere informazioni, sperimentare fantasie fa parte di un processo educativo e relazionale che dura tutta la vita!
In Italia, purtroppo, questa è la situazione: gli adolescenti si trovano ad affrontare le tempeste ormonali, erotiche e relazionali dell’età senza troppi appigli educativi e senza avere la possibilità di confrontarsi, oltre che tra pari, anche con degli adulti competenti. In questo frangente, impossibile stabilire se la pornografia faccia bene o se faccia male in quanto tale, poiché come dicono le nonne (e le persone sagge): “dipende dall’uso”.
Per quanto riguarda gli adolescenti, parlare di porno nei percorsi di educazione sessuale è ormai d’obbligo ed è ora che gli adulti (genitori, educatori, insegnanti) la smettano di pensare a loro come a dei bambini da salvare o a degli erotomani senza speranza vittime dell’età e di una “società senza più valori”. Per noi adulti che con questi adolescenti arrapati, curiosi, timidi e spaventati abbiamo a che fare – quelli fuori e dentro di noi! -, è ora di acquisire strumenti per parlare apertamente, con ironia e consapevolezza, di sesso, piacere, salute e pornografia.
Erika Lust, regista e produttrice porno di base a Barcellona, con Pablo Dobner ha messo in piedi il portale “The Porn Conversation” in cui s’intende supportare gli adulti per far sì che riescano a venire incontro ai bisogni dei più giovani per quanto riguarda proprio il porno.
Leggi anche: The porn Convertation un progetto educativo sul porno spiegato da chi fa porno.
Tra i materiali di supporto presenti sul sito c’è anche la definizione di “healthy porn” che suggerisce l’idea di un porno che mostri adulti consenzienti che abbiano rapporti paritari e che si diano piacere in maniera rispettosa e reciproca; che abbiano corpi diversificati e che siano rappresentati in situazioni sessuali plurali; che racconti una sessualità non solo fisica e che riguardi anche emozioni e connessioni; che sia intelligente, divertente e realistico e che valorizzi la comunicazione sessuale anche in situazioni di sesso occasionale.
Ecco, leggere questa definizione insieme a un/a tredicenne potrebbe già essere un buon modo per iniziare una conversazione su consenso, piacere, divertimento e perché no, anche sesso sicuro. E ricordiamoci che alla domanda “Se il sesso del porno è diverso dal sesso vero, il sesso vero com’è?” c’è solo una risposta: tutto da scoprire!
Nicoletta Landi è antropologa, ricercatrice e formatrice sui temi della promozione della salute sessuale per adolescenti e adulti. Formatasi presso l’Università di Bologna, si interessa di sessualità, salute, adolescenza, identità, genere, educazione. A competenze analitico-operative proprie della ricerca- azione, associa abilità nello sviluppo e conduzione di percorsi formativi. È particolarmente interessata all’implementazione del ruolo dell’antropologia nel dibattito pubblico.