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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Ritorna a grande richiesta Some Prefer cake. “E non era previsto”.

Torna dal 21 al 23 settembre con la sua decima edizione Some Prefer Cake. Il festival propone un percorso attraverso il variegato panorama della cinematografia internazionale a tematica lesbica, con uno sguardo particolare su produzioni indipendenti, progetti artistici e narrazioni politiche: tre giorni di film, documentari, cortometraggi, visioni, storie, incontri per nutrirci di immaginari plurali e connetterci alle vite e alle lotte di lesbiche e femministe in tutto il mondo. E non mancheranno i momenti di socialità e di divertimento, con dj set tutti i giorni e il party scatenato di sabato sera.

A Some prefer cake si tasta il polso della produzione video a tematica lesbica, ma anche la forza e la coesione di una comunità che ha scelto di sostenere il festival per dare continuità al lavoro di Luki Massa, Marta Bencich e Fuori Campo lesbian group. 

Luki Massa  ci ha lasciate troppo, troppo presto, ma con forza (e gioia!) il passaggio di testimone è stato raccolto dall’associazione culturale Luki Massa, con la direzione creativa di Comunicattive, e da una rete territoriale di donne e lesbiche che con passione e su base volontaria si sono suddivise la mole di lavoro necessaria per dare vita a un Festival costruito dal basso.

“Some Prefer Cake prosegue e arriva quest’anno alla sua decima edizione. “Non era previsto che noi sopravvivessimo” ci ricordano le parole sempre necessarie di Audre Lorde. Non era scontato che questo festival, nato nel 2006 dalla creatività appassionata di Luki Massa e Marta Bencich, sopravvivesse. Luki ci ha lasciate nel settembre del 2016, Marta ci ha accompagnate nell’elaborazione collettiva di questa perdita così lacerante, con una partecipatissima ed emozionante edizione dedicata lo scorso settembre a Luki, nostra sorella outsider, e da quest’anno, a nome dell’associazione Luki Massa, passa il testimone della direzione artistica a Comunicattive.”

 

 

Abbiamo colto l’occasione per scambiare due chiacchiere con Elisa Coco – Comunicattive – poco prima dell’estate, sedute al tavolino di un bar nell’amata Via del Pratello, a pochi passi da dove si svolgerà il Festival: il Nuovo Cinema Nosadella e il giardino Lo Russo.

Con Elisa invece di parlare di film siamo inevitabilmente finite con il dare uno sguardo alla situazione politica in Italia e a Bologna, difatti le tensioni attorno al tema della Gpa ha creato una frattura e un’accesa discussione (non solo dentro Arcilesbica) e ha rimesso al centro la questione della rappresentanza politica delle comunità lesbiche.

 

Elisa Coco e Samanta Cavicchi. Foto tratta da CinemaGay.it

Abbiamo annotato (e contato uno a uno) i bug transgenerazionali, del timore delle giovani e giovanissime donne di nominarsi lesbiche, preferendo un più sdoganato (e cool) Gender fluid. Abbiamo viaggiato per l’Italia annotando le difficoltà di creare un raccordo tra nord e sud – Elisa è una siciliana con sede fissa a Bologna – e delle trasformazioni del sistema di accoglienza solidale, Some Prefer Cake difatti ha sempre fatto appello alla generosità e all’entusiasmo godereccio delle sue sostenitrici, chiedendo di offrire un posto letto per ospitare chi non si può permettere i costi pieni di un albergo o un B&B. Bologna con un’accelerazione di marketing è ormai città turistica fagocitata dell’arbnb, chissà se saprà essere all’altezza delle edizioni precedenti?

Il Festival si dovrà quindi misurare e rivedersi anche in base a questi mutamenti.

Some Prefer Cake è quindi Festival di cinema lesbico, ma non solo. Some Prefer Cake è un festival femminista, un’occasione per stringere alleanze, cementificare relazioni a partire dal cuore, dal’urgenza della visibilità della soggettività lesbica. Soggettività che si esprime e diversifica negli immaginari delle produzioni video, ma anche nel momento di festa, nel salotto autogestito del cinema, nell’auto-rappresentazione .

Su Facebook un gioco di riappropriazione delle narrazione della biografia lesbica, che dialoga con la bella campagna di comunicazione ideata da Comunicattive e dedicata alle immagini che Luky ha scattato ad Amsterdam all’Europride del 1994. Le sue foto sono state scelte per essere le cartoline multisoggetto dell’edizione di quest’anno. L’invito è quello di pubblicare tramite le piattaforme social un’immagine cara di se negli anni ‘90. L’orgoglio lesbico non si è fatto attendere e ha dato corpo a un archivio fotografico, di memoria consapevole per riguardarsi con gli occhi di oggi.

E voi “come eravate nei primi anni ’90”?

 

Olivia e i suoi anni '90… Foto fantastica, grazie!"Inizi anni ’90, in tour con la mia band deviammo verso Mezzago…

Gepostet von Some Prefer Cake – Bologna Lesbian Film Festival am Montag, 10. September 2018

 

Grazie a Fijodora per la bellissima foto <3Usando la sua presentazione: "sarà stato il 94 o giù di lì, c'era il grunge…

Gepostet von Some Prefer Cake – Bologna Lesbian Film Festival am Donnerstag, 16. August 2018

 

Londra, 1996: Lucia a Planet Hollywood davanti alla statua di cera di Michael Jackson. Un barlume di orgoglio lesbico si…

Gepostet von Some Prefer Cake – Bologna Lesbian Film Festival am Samstag, 28. Juli 2018

 

Grazie, grazie e ancora grazie! State continuando a inviare le vostre fotografie anni '90 e a taggare SPC :)Baba Jaga negli anni '90: Grunge e tomboy, un po’ aggressiva ;)Ne vogliamo di più! <3

Gepostet von Some Prefer Cake – Bologna Lesbian Film Festival am Samstag, 18. August 2018

 

Con questo gioco si afferma un dato: Some prefer cake è un festival che non riesce sempre a contenere la gioia di ritrovarsi e di riconoscersi nelle altre. C’è una ripresa video estemporanea dell’edizione precedente, che ho adorato: una ripresa “rubata” durante una danza collettiva e gioiosa, dirompente e inattesa, un trenino di abbracci e corpi danzanti (a dire il vero molto scalcagnato). Inutile dirvi che il sottofondo musicale era quello della Gianna. Ecco se non ci siete mai state dovete immaginarvelo così.

Quest’anno un occhio di riguardo sarà rivolto anche al mondo della serialità, un’occasione per parlare di female e queer gaze, ma soprattutto per mettere in comune prospettive e porre interrogativi sulla rappresentazione della sessualità e dell’intera esistenza femminile nelle serie tv. Dopo Lworld e Orange is New Black c’è altra ciccia sul fuoco.

“Nella serialità televisiva sono sempre più presenti personaggi femminili e/o queer con ruoli rilevanti, spesso da protagonisti, ed è sempre più forte la rappresentanza femminile di registe, sceneggiatrici e professioniste che realizzano opere che parlano di donne, che siano etero, lesbiche o trans. Il problema è che queste opere vengono ancora raccontate da una critica dominata dai maschi bianchi etero cisgender (in USA più del 70%, in Italia probabilmente di più). L’inclusione di differenti visioni all’interno della critica non è soltanto “politicamente corretto”, è una reale necessità per dare nuova linfa alla televisione e al cinema.”

Grande attesa per la prima di europea del documentario australiano Nothing to lose, di Kelli Jean Drinkwater, regista, artista poliedrica e fat activist australiana.

“L’opera è la versione registicamente raffinata del sottogenere dei film documentari che è il making of. Segue, infatti, la produzione, dai provini al debutto, dell’omonimo spettacolo di teatro danza che ha debuttato al Sydney Festival nel 2015, diretto da Kate Champion, importante coreografa e AD australiana, per il quale la stessa Drinkwater ha fatto da consulente artistica. Il film ci mostra, classicamente, scampoli delle storie delle 7 persone protagoniste di cui 2 uomini,  alcune con un training di danza alle spalle, altre alla prima esperienza, ma tutte grasse, tutte queer, e tutte molto consapevoli del portato politico dello spettacolo.”

Qui potete leggere la recensione senza spoiler di Elisa Manici su La Falla.

Tutto il programma lo trovate sul sito

La soggettività lesbica, continuamente a rischio invisibilità oggi si riprende la scena. E il palco. La narrazione cambia punto di vista. Siateci.

“We are the ones we were waiting for” ci ricordano le femministe Nere negli USA. E le donne, le femministe, le lesbiche, le persone trans, le migranti, le soggettività queer, che in tutto il mondo scendono in piazza e creano ogni giorno spazi ed esperienze di resistenza, ce lo confermano. Con il cinema lesbico Some Prefer Cake partecipa a questa lotta, dando visibilità alle storie di donne e lesbiche ribelli e non conformi, esistenze resilienti ed eccedenti che lottano contro l’eteronormatività, la malattia, la solitudine, la distruzione ambientale, il fascismo. Senza eroismo ma con coraggio, rabbia, desiderio, gioia, potenza collettiva e tanta ironia. E con l’ostinata volontà di creare e mantenere vivi spazi per immaginare, costruire e rendere visibili le nostre storie. Comunicattive.

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