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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Non un’ancella di meno. Quando un simbolo politico diventa brand o viceversa.

Yandy brand di travestimenti per adulti ha ritirato dal mercato la versione sexy dell’abito rosso ispirato a “The handmaid’s tale”. Il costume ha suscitato l’indignazione di molte fan del libro, secondo le quali l’ancella in minigonna è in antitesi con il messaggio femminista del romanzo.

Alcune tipologie di travestimento in effetti possono rafforzare stereotipi sessisti (e razzisti) ma in questo caso specifico l’obiezione non è centrata. Il costume rosso dell’ancella ha ormai assunto un significato politico che travalica il messaggio stesso di The handmaid’s tale. Occorre invece interrogarsi sulla pubblicità gratuita che si sta facendo a Hulu casa di produzione della serie tv e se l’ancella sia effettivamente un simbolo globale delle lotte femministe. Il libro seppur abbia attirato l’attenzione su pericolose tendenze sociali e politiche, non riesce a confrontarsi con il femminismo bianco del passato e del presente. 


Una lettura criticadi The handmaid’s tale la potete trovare qui (in inglese) l’articolo è di Natalie Delpino.


 

Foto di scena. Charlotte Rampling in “Il portiere di notte” di Liliana Cavani.

 

Occorre inoltre tener conto della pratica del travestitismo e dell’impossibilità di “controllare” un’immagine pop.  Appropriarsi dei simboli dell’establishment è un “gioco” tipico delle scene fetish, drag e della satira politica. Parte dell’estetica bdsm – gay e etero – attinge difatti dalle divise dei regimi totalitari. La sessualizzazione di figure religiose, storiche o professionali, non è solo un cliché dell’immaginario erotico, ma un plus per decostruire il potere e il tabù che queste figure incarnano. L’ancella che si libera dall’uniforme è sberleffo – burlesque – contro chi la vuole castigata.

 

Se attingere da un immaginario sessuale collettivo sia una forma di empowerment o sfruttamento del corpo è un nodo che polarizza da sempre il dibattito femminista. In Italia, per esempio, l’abito da “infermiera sexy”  assunse un nuovo significato quando emerse durante un bunga bunga. Scoppiò il caso delle “olgettine”.

Ricordate? Il 13 febbraio del 2011, un milione di manifestanti con Se non ora quando si riversò nelle Piazze per la dignità delle donne. L’antiberlusconismo fu declinato contro lo stereotipo della donna imposto dai canali televisivi che Lorella Zanardo, nel documentario Il corpo delle donne, definì “una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante.” Un passaggio scivoloso da un punto di vista comunicativo, perché spostò il focus sul piano della morale pubblica. La critica al sistema sessista mise sotto accusa anche l’arteficio della bellezza e l’iper-femminilizzazione (chirurgia, travestitismo e immaginario MtoF inclusi). Il costume sexy, dapprima relegato nella cultura popolare dei film di serie b, divenne improvvisamente imbarazzante, una maschera al servizio del potere e desiderio maschile.

Napoli. Statuine del presepe.

 

Un’immagine che fa parte della cultura popolare non è mai al riparo da rivisitazioni estetiche e di sensoAnn Crabtree, l’acclamata costumista della serie tv The handmaid’s tale, ha creato un potente strumento espressivo (e gettonato costume di halloween) ispirandosi agli abiti del passato e alla comunità Hamish. La figura dell’ancella è comparsa nei cataloghi dei rivenditori di costumi, nelle feste di carnevale e Halloween, e nelle contestazioni femministe. 

The handmaid’s tale segue il filone anti-autoritario della narrativa distopica e ritrae una quotidianità priva delle comodità tecnologiche che alleggeriscono il lavoro di cura, l’ambiente casalingo è centrale, le donne possono ricamare, ma non accedere alla scrittura. L’abito che copre il corpo dalla testa ai piedi evoca la pudicizia dei corpi imposta con il consolidarsi del cristianesimo. Il tempo non è lineare e tutto può ri-tornare. 

La stessa figura retorica (il passato che ritorna) in Italia è stata ripresa nella comunicazione contro il ddl Pillon e il Congresso delle Famiglie di Verona. 

Indossato dalle femministe per protestare contro l’oppressione patriarcale, l’immagine delle ancelle che sfilano nei luoghi del Potere ricrea immediatamente una distopia, fiction di anticipazione. Sfruttando l’efficacia di flash mob in costume, utilizzati nelle campagne di guerilla marketing per le serie tv (The Walking Dead1992, Dexter, I soprano, Got…) o  nei raduni dei cosplayer, le ancelle irrompono silenziose con lo sguardo basso, come un coro greco sul luogo della tragedia.

Il regime totalitario di Gilead è già in atto in Missouri, Ohio, Irlanda, Buenos Aires, Italia e tantissimi altri Paesi.

Manifestazione a Capitol Hill, il 27 giugno 2017. (Joshua Roberts / Reuters)

 

Le ancelle hanno sfilato anche fuori dai luoghi del potere patriarcale: nei cortei femministi come azione performativa di liberazione dallo stesso costume costrittivo in una sovversiva inversione della sua associazione con l’oppressione delle donne. 

—- SPOILER seconda serie—

L’ancella è anche a supporto di chi sostiene la sacralità della maternità biologica (tema caro al femminismo differenzialista) perché nella seconda stagione solo le madri “naturali” hanno il potere di curare la loro prole. La gestazione per altri sembra quindi assumere una connotazione negativa anche se non è forzata.

— FINE SPOILER —-

Il costume rosso esprime dunque un significato ambivalente di cui la versione sexy sembra essere l’ultimo dei problemi.

Non è la prima volta che lo stesso simbolo viene assunto da movimenti differenti, pensiamo alla maschera di Guy Fawkes il responsabile della Congiura delle Polveri la cui impiccagione viene ricordata, da quattrocento anni, bruciandone i fantocci in piazza. La maschera disegnata nel fumetto V per vendetta di Alan Moore e David Lloyd e ripresa nell’omonimo film ha fatto il giro del mondo per celare il volto degli attivisti di Anonymus. Nel 2011 la maschera compare nei cortei di Occupy e nel 2013 diventa simbolo delle proteste antigovernative dal Portogallo alla TurchiaA distanza di 7 anni la maschera ricompare completamente svuotata dal suo incipt anarchico nella serie Tv La casa di Papel.

 

Corteo di donne nel villaggio di Salmabad a sud di Manama. 12 aprile 2013. REUTERS / Hamad I Mohammed

 

Pawel-Kopczynski, Occupy Berlin, 12 November 2011, Berlin,Reuters, businessinsider.com

 

Dalla maschera di Guy Fawkes al costume rosso dell’ancella, passando per la maglietta del Che appare chiaro che quando un simbolo diventa brand inizia a svuotarsi di senso, perde il suo significato iniziale. 

La posta in gioco, nella comunicazione di piazza così come nella rappresentazione politica, non è il controllo del simbolo, ma come rigenerarlo in strumento di espressione delle proprie lotte. La diffusione di massa va giocata a favore della causa, nei limiti del possibile. L’integrità dell’abito rosso è un’efficace testimonianza dell’oppressione patriarcale, perché rispetta il codice comunicativo della distopia, ma se indossato come simbolo femminista può essere reinterpretato senza perdere la sua carica politica. Il costume succinto dove non te lo aspetti è dissacrante e anche eccitante, solleviamo il mantello, sveliamo la moltitudine delle identità e diamoci al sesso, come del resto fa June, la protagonista. Parafrasando “Non una di meno”, rispondiamo con “Non un’ancella di meno”!

 

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