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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

EASY LADY

Ivana non sta più nella pelle, è tornata. Ma torniamo ai tempi che furono.

Spagna, di cognome e d’arte, mantiene ancora oggi il primato per essere stata l’unica cantante italiana ad aver raggiunto la vetta della prestigiosa UK Chart.
Era il 1987; dopo il successo di Easy Lady e il contratto con la major CBS, inglobata successivamente dalla Sony, la nostrana esce con il singolo Call me e sale al secondo posto in classifica. Per un breve periodo, addirittura al primo, davanti a due signori come Michael Jackson e Madonna. Ha venduto in tutto il mondo più di dieci milioni di dischi; fu decisamente un successo internazionale. Parlava e cantava perfettamente in inglese e aveva un look aggressivo e spesso definito punk.

In questa intervista, tenuta in quegli anni alla televisione inglese si presenta con gli iconici capelli ossigenati e cotonati, giacca e guanti in nera pelle sormontati da vistosi gioielli che qui hanno preso il posto delle borchie, vere protagoniste dello stile estetico al quale si ispirava.
Ivana è stata un’ icona pop e della dance music anni Ottanta ma non una punk. Durante l’intervista le viene posta questa domanda <<are you looking for an husband?>> e la sua risposta è affermativa; vuole essere una moglie e mostra all’ intervistatore una collana che contiene due fedi pronte all’uso, epifaniche nel videoclip di I wanna be your wife.
Al contrario, Easy Lady ci parla di una donna disinibita che sa quello che vuole e chiede all’uomo <<show me you can do it>>.
Nel videoclip la donna assume una posizione di forza rispetto ai protagonisti maschili; significativa è la scena in cui una cariatide di colore rompe un vetro e avanza con un balzo vigoroso. Call Me, invece, ci mostra una donna in disperata attesa della chiamata del moroso.

Cambio di prospettiva.

In Italia, il contesto musicale mainstream dell’epoca, per quanto riguarda l’espressione del femminile, faceva tesoro già dell’ eredità di Donatella Rettore che nel 1977  lanciava caramelle contro il pubblico dell’Ariston e si presentava con brani come Il patriarca, in cui critica il modello tradizionale della famiglia patriarcale, e Caro preside, sulla pedofilia e le molestie sessuali nel luogo di lavoro.
Il 1978 è l’anno in cui il movimento femminista italiano ottiene in Parlamento il riconoscimento del diritto all’aborto.
Lo stesso anno vediamo a Sanremo il debutto di Anna Oxa, vestita in stile punk (anche la gestualità lo era; il dare le spalle al pubblico, ad esempio) .
La scelta estetica fu di un uomo, Ivan Cattaneo, poliedrico artista, padrino e collaboratore dei primi gruppi punk-rock della scena italica (Revolver, Elektroshock).

Loredana Bertè è un’altra rappresentante di questa tendenza. E’ significativo che le già citate cantassero però brani pop e ballate spesso scritte da affermati cantautori come, ad esempio, Ivano Fossati.
Lo stile musicale si distanziava fortemente dal vero punk che in Italia si è sviluppato e persiste solo nell’underground culturale. Coscienti o no, Ivana e le altre hanno veicolato un’ idea di donna diversa rispetto al passato e in cambiamento.
Poi però arriviamo al nostro secolo e ci accorgiamo che Spagna e colleghe sono quasi tutte passate sotto il << bisturi tagliente>> e hanno partecipato ai reality show. Spagna ha cambiato spesso pelle; dai primi esordi degli anni ‘70 in cui cantava, con la faccia pulita, Mamy Blue e Ari Ari, passando per le colonne sonore dei cartoni animati, l’impegno per il Tibet e la poesia dedicatele dal Dalai Lama, un disco di brani natalizi, una laurea honoris causa in scienze della comunicazione e molto altro.

Adesso è felicissima per l’uscita del nuovo disco, Four (gennaio 2012); un ritorno alle sonorità dance anni Ottanta, in inglese e con famosi collaboratori. Ecco il video del singolo I know why , algido e rifatto. Stiamo parlando di una generazione di donne al passo coi tempi, purtroppo.

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