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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Vi presentiamo: Women in action – Laboratorio per donne migranti e non

Il 21 ottobre a Bologna ha preso il via “Women in action”, un laboratorio gratuito dedicato a donne migranti e non.

Il laboratorio, strutturato in 9 incontri affronta tematiche relative alla salute e al benessere delle donneWoman in Action si svolge presso il Centro Interculturale Zonarelli, un punto di riferimento della città per la valorizzazione delle diversità e sede di molte attività tra cui Corsi di lingue madri, seminari sul filone identitario delle diverse comunità. Ricordiamo che a livello regionale in Emilia Romagna sono attivi 17 Centri interculturali (nel 2003 i Centri attivi monitorati furono 15) tra cui Il Centro Interculturale delle donne di Trama di Terre inaugurato a Imola nel 2001.

Centro Interculturale Zonarelli

Centro Interculturale Zonarelli

Gli incontri esplorano la figura della donna nelle diverse culture, la prevenzione, la contraccezione, la maternità, le relazioni sentimentali benefiche: un percorso personale e condiviso, che può aiutare a raggiungere maggior autonomia e integrazione.

La condivisione delle proprie esperienze e la conoscenza con donne di culture diverse, è favorito da un approcio interdisciplinare con modalità di espressione alternative alla lingua, come la danza e la fotografia.

Abbiamo chiesto a Giulia Zollino ideatrice del progetto di rispondere ad alcune nostre curiosità.

Ciao Giulia, siamo venute a conoscenza di questo evento grazie alla newwsletter delle Mujeres Libres, collettivo femminista di Bologna, iniziamo quindi con il presentarci, anche tu fai parte di qualche gruppo o associazione operativa in città? e che ruolo avrai all’interno del laboratorio “Women in action”?
Ciao Betty! No, al momento non faccio parte di nessuna associazione o gruppo. Sono semplicemente una giovane antropologa e al momento sto lavorando come volontaria alla Casa delle donne e allo Zonarelli. Il mio ruolo all’interno di Women in Action è quello di ideatrice e organizzatrice del progetto. Diciamo che è un po’ come una figlia che ho visto nascere dopo un parto travagliato e che ora sta muovendo i suoi primi passi :)

L’idea di creare questo laboratorio da dove nasce e perché è stato scelto lo Zonarelli? in quante siete a lavorarci?
è difficile raccontare com’è nato questo progetto. Direi che è il frutto di una combinazione fortunata di situazioni, interessi, conoscenze. Tutto comincia un paio di anni fa quando ho avuto la fortuna di partecipare e in seguito facilitare un laboratorio chiamato SessFem. Si tratta di un vero e proprio percorso di educazione sessuale-affettiva che Caterina Cecconi ha portato da Berkeley a Bologna. Quest’anno, dopo essermi laureata e aver attraversato la classica fase del “omiodiooracheazzofaccio”, grazie alla spinta di un’amica ho iniziato a frequentare il Centro Interculturale Zonarelli per insegnare italiano a donne e uomini migranti. 

Durante la prima visita al Centro ho conosciuto Luisa Granzotto, che lavora da anni al Centro con grande passione e le ho raccontato quali erano i miei interessi e soprattutto i miei sogni. E così mi sono ritrovata a parlare di SessFem, dell’importanza che ha avuto per me e del desiderio di portare un laboratorio simile in altri contesti, come ad esempio un Centro Interculturale. Lei mi ha guardato e mi ha detto: “sì, facciamolo.” Da quel momento è partito tutto. Lo Zonarelli si è rivelato la cornice adatta per questo laboratorio sia per la sua posizione decentrata che per la sua capacità di mettere in contatto realtà culturali differenti. 

Per quanto riguarda le collaborazioni, ci sono state delle persone preziose tra cui Stefania, Sara e Micol che mi hanno aiutata a rendere al meglio questo laboratorio, ma principalmente è un progetto che sto portando avanti da sola con grande gioia e fatica.

Il territorio emiliano conta molte associazioni e comunità di migranti, ce ne sono alcune con cui ti sei relazionata per la preparazione di questi incontri?
Inizialmente no, ma è capitato che mi confrontassi con alcune operatrici, soprattutto dell’Associazione Mondodonna rispetto alla strutturazione di alcuni incontri. Questo scambio è stato per me molto importante per adattare il più possibile gli incontri alle esigenze e alle difficoltà delle partecipanti.

Alcuni incontri coinvolgeranno professioniste del territorio Bolognese, come è avvenuta questa scelta?
La scelta di coinvolgere delle professioniste deriva principalmente da due ragioni. La prima è quella di dare la possibilità alle donne che frequentano Women in Action di esprimersi attraverso modalità che vadano oltre la comunicazione verbale; ecco perché la scelta di introdurre la biodanza, l’arteterapia e il teatro. La seconda ragione riguarda la valorizzazione dell’elemento dell’interdisciplinarietà nella realizzazione di un progetto come questo. Avere una ginecologa durante l’incontro sulla contraccezione è stato fondamentale per rispondere a tutte le domande poste dalle ragazze e sarà altrettanto importante avere una doula durante l’incontro sulla maternità.

Il laboratorio ha già avuto inizio, puoi darci qualche dato rispetto alle adesioni? Le tue aspettative rispetto alla partecipazione da parte sia di donne migranti che italiane hanno avuto riscontro o ci sono state delle sorprese?
La realtà ha decisamente superato le aspettative. La difficoltà di portare questi temi in un contesto diverso dalla Bologna universitaria era evidente, ma in questo è stata fondamentale la collaborazione con le cooperative che hanno creduto nel progetto incentivando le donne a partecipare

Il laboratorio avrà un seguito? ci stai pensando?
Penso che il raggiungimento dell’empowerment, dell’autonomia, in questo caso delle donne migranti, passi anche attraverso l’esperienza del corpo e  della sessualità.  La sfera della sessualità fa parte di quel processo di ricostituzione del sé e non va sottaciuta in funzione di una rappresentazione pietistica della migrazioneDonne e uomini, migranti e non sono soggetti con un corpo, una sessualità e dei desideri che devono trovare un canale di espressione. L’obiettivo di WIA è proprio questo: dare gli strumenti a chi normalmente non ne avrebbe accesso,  per vivere la propria vita sessuale-affettiva in modo più consapevole e assertivo. Quindi, ritornando alla tua domanda, Women in Action è sicuramente un progetto che continuerà a crescere e che porterò con me in città e contesti differenti. 

Il laboratorio è strutturato in 9 incontri, da ottobre a dicembre, a cui è possibile partecipare in maniera libera senza obbligo di frequenza continuativa. Altamento consigliato. Per iscrivervi e guardare il programma potete seguire questo link

 

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Photo By: non conosciamo l'autrice dell'illustrazione in copertina, voi? nel caso informatici, grazie!