Stati Uniti: sexwork online sotto attacco.
Stati Uniti. un nuovo disegno di legge contro il traffico sessuale online rende le piattaforme web responsabili dei contenuti caricati dai loro utenti. Dozzine di siti utilizzati dalle e dai sexworkers per pubblicizzare i propri servizi hanno cambiato i loro termini di servizio o chiuso completamente.
Questo nuovo disegno di Legge, approvato il 27 febbraio dalla Camera dei Rappresentanti, combina la legge SESTA (Stop Enabling Sex Traffickers Act) del Senato e la legge FOSTA (lotta contro il traffico sessuale online) ma sarà davvero efficace? Secondo le e i sexworkers no! Non solo. La modifica alla sezione 230 – che protegge le piattaforme online dalla responsabilità per i contenuti caricati da terzi – mette a rischio le piattaforme web che si basano sul contributo dei lettori come WikiMedia Foundation.
Il rischio è quello di silenziare le voci “fuori dal coro” e la contro informazione, come sottolinea Nuala O’Connor, Presidente e Ceo di “The Center For Democracy And Technology”:
Without Section 230, intermediaries could wind up taking a ‘better safe than sorry’ approach to hosting their users’ speech. Anything controversial, unpopular, or outside the mainstream could be viewed as a major risk of liability that many intermediaries simply couldn’t afford to take on. An Internet without Section 230 is one that diminishes the voice of the individual online, limits our access to information and diverse platforms for our speech, and pressures all intermediaries to act as gatekeepers and judge user content.
Da quando il disegno di Legge SESTA/FOSTA è stato approvato dal Congresso, dozzine di piattaforme online utilizzate dalle e dai sexworkers per pubblicizzare i propri servizi hanno cambiato i loro termini di servizio o chiuso completamente. Tutto ciò ha subìto un’accelerata a seguito di un’indagine della sottocommissione del Senato su un noto sito Web – backpage.com – accusato di non aver rimosso delle inserzioni con ragazze minorenni. Il 6 aprile 2018, il sito di annunci pubblicitari è stato sequestrato dall’FBI e sette dei suoi fondatori sono stati incriminati per riciclaggio di denaro e facilitazione della prostituzione.
Una vicenda simile a quello di myredbook sito web di recensioni e annunci che per 10 anni ha connesso sexworkers e migliaia di clienti nell’area di San Francisco, California meridionale e Nevada. Nel 2014 i federali fecero irruzione nella casa del fondatore Eric Omuro, 54 anni, e della moderatrice del sito, Annmarie Lanoce di 41 anni, confiscando le loro attrezzature informatiche. Accusati di reciclo di denaro e favoreggiamento della prostituzione si dichiararono non colpevoli di tutte le accuse, per poi cambiare idea. La dichiarazione di colpevolezza di Omuro ha segnato la prima condanna federale di un operatore di un sito web per il reato di facilitare la prostituzione.
Il dibattito pubblico che ha accompagnato l’approvazione del disegno di Legge, come accade anche qui in Italia, ha sovrapposto il tema della tratta e traffico di persone a quello della prostituzione consensuale senza prestare attenzione a ciò che pensano le e i sexworker. Queste “retate esemplari” oltre ad allontanare ancora di più una prospettiva di legalizzazione della prostituzione hanno creato un danno concreto alla vita delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso, perché le piattaforme online sono difatti molto utili in termini di “Safety” come sottolinea su Rolling Stone America, Siouxsie Q – porno attivista:
Con l’aumento dell’accessibilità di Internet negli ultimi due decenni, più sex worker hanno avuto accesso a piattaforme che ci permettono di mettere tempo prezioso, spazio e controllo tra noi ei nostri clienti. In un clima criminalizzato come gli Stati Uniti in cui le prostitute hanno più probabilità di essere assassinate sul posto di lavoro rispetto agli agenti di polizia, il 400% in più di probabilità di subire violenza rispetto al lavoratore medio e in gran parte incapace di accedere al sistema giudiziario quando sono vittime , lo spazio e il controllo sono alcuni degli unici strumenti che dobbiamo mantenere in vita.
La risposta di tante e tanti sexworker non si è fatta attendere, la campagna di protesta corre sotto l’ashtag #survivorsagainstsesta. Qui il sito dove sono raccolte informazioni specifiche sulla legge, comunicati stampa, format per una campagna di mail bombing e gli appelli di centinaia di lavoratori e lavoratrici.
Un’inedita allenza di blogger, Editor, attivisti della rete e sexworker si darà appuntamento il 2 giugno. Con la SESTA/FOSTA, le piattaforme online saranno costrette a porre forti restrizioni al publishing degli utenti mettendo a tacere le voci di soggettività solitamente “emarginate” e isolate come quelle delle e dei sexworkers.