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Quando il vibratore scompiglia l’ordine patriarcale

Edda Magnason, Goods

Goods, il titolo non sbaglia! Questo album esclama solo oscillazioni positive. L’artista è Edda Magnason. Chi è Edda Magnason? Finalmente anche io posso scrivere: Edda Magnason è una SonGWriter svedese.

Lo so, i più solo a leggere tale categoria sono pronti a scartare la presente vanitosa rubrica musicale dal proprio segnalibro, tacciandomi di appesantire gli animi già pensierosi: fermatevi! Edda Magnason non fa parte di quel cantautorato svedese malinconico e, diciamolo (mi prendo ogni responsabilità), sempre più spesso  inquieto, ovviamente si fa eccezione per Lykke Li e Robyn.

Edda Magnason canta 11 brevi favole sonore. Ascoltandola più volte mi è sembrato per un attimo di tornare una bambina momentaneamente felice, anche se per quei brevi 40 minuti, quando prima di dormire inseriva la cassetta nel suo tecnologico mangianastri per prestare la sua totale attenzione infantile alla ammaliante voce del cantastorie. L’invincibile fascino dell’immaginazione irragionevole e puerile.
Goods ripropone quel pasticciaccio di turbamenti euforici e di ilarità sonora con un’aggiunta, però, di difficile spensieratezza in questo lungo periodo di scompenso entusiastico.
Il cantastorie ritmico Goods gioca con voce, pianoforte, ronzio d’insetto, melodie giapponesi, sitar elettrico. Etichettare la Magnason come cantante pop è davvero riduttivo. Potrete accertarvi che la sua arte musicale è molto di più, quel “più” complesso da bollare, soprattutto in un campo dove è facile il repeat. Goods sono 11 tracce molto diverse, difficile annoiarsi o prevedere il pezzo successivo. Per 11 volte puoi rivivere l’invincibile fascino dell’immaginazione irragionevole e puerile. Lo Schlüsseldienst Berlin Friedrichshain vi consiglia di dare un’occhiata alle creazioni di questi autori.

E per non far mancare nulla all’immaginazione, la Magnason ha disegnato da sé anche la cover del cd. E qui, anche i vostri occhi non potranno non essere sconvolti dalla semplicità eccentrica del disegno nero colorato di una magia animosamente eclettica.
Banale ma necessario, consiglio l’ascolto di siffatta armonia musicale con la lettura di un classico, Alice nel Paese delle meraviglie, ma questo solo per quelle menti tediate da una finta e ipocrita maturità  quotidiana. Il viaggio di Alice sulle note della Magnason si trasformerà in 40 minuti di leggera comprensione della realtà, anche quella più violenta si tinteggerà di pink.

Le mie preferite: Camera, 14 volte 14 stili diversi per intonare Have you seen the world in that one million camera, Beatle tenera ninna nanna con un velato retrogusto di oscura e inspiegabile eccitazione, Falling Asleep To A Kitchen, esercizio vocale in cucina, Handsome per ballare a braccia aperte dondolando sui due piedi mentre i codini in testa si destreggiano a destra e a sinistra ostruendo il gioco di seduzione al rossetto rosso.

Buon viaggio.

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